Nicola
Bongiolatti, titolare dell’azienda agricola “La Taiada” è un giovane
agricoltore che finiti gli studi ha rilevato l’azienda dei genitori,
continuando una tradizione storica iniziata dai nonni negli anni cinquanta in
una stalla di Regoledo, piccola frazione di Berbenno.
Era una stalla
con una quindicina di capi. Il latte, munto a mano con il secchio appoggiato
sulla lettiera, era portato nella piccola latteria della frazione, dove i nonni
a fine mese ritiravano il formaggio in base alla quantità di latte conferito.
Erano le stalle dove ci si trovava dopo cena, dove il profumo del fieno si mescolava
agli odori degli animali, dello stallatico. Profumi piacevoli di
un’alimentazione sana fatta solo con il fieno.
Poi nel 1976
il padre di Nicola realizza la nuova stalla con venticinque vacche da latte, diventate
cinquanta negli anni novanta, con una produzione di latte conferito alla
cooperativa Colavev. Un nuovo traguardo è la certificazione biologica ottenuta
nel 1998 e poi nel 2012 Nicola, fresco di studi, subentra nell’azienda con un
grande sogno, realizzare un caseificio e uno spaccio di vendita per continuare
la scelta biologica del padre, mettere in pratica le conoscenze e abilità
maturate nel corso di formazione frequentato a Moretta e soprattutto
valorizzare i formaggi di montagna.
Oggi l’azienda
ha una produzione in stalla di sette quintali di latte biologico in parte venduto
alla latteria di Chiuro e in parte trasformato in formaggi biologici:
Valtellina casera DOP, altri formaggi a pasta cotta, formaggi freschi,
mozzarelle, yogurt e il Bitto biologico che è prodotto nell’alpeggio di Prà
Maslino.
La
trasformazione del latte avviene nell’ampio spazio del caseificio, visibile
dallo spaccio attraverso una grande vetrata, realizzata per permettere ai
clienti di poter seguire le fasi della lavorazione; così il consumatore riesce
a vedere la filatura della mozzarella e acquistarla appena estratta dall’acqua
bollente.
“…Un buon prodotto nasce innanzitutto dalla materia prima che noi curiamo in ogni
dettaglio. Noi non diamo silomais, usiamo fieno. Le vacche sono allevate senza
forzature, con una media di diciassette litri di latte al giorno. Le vacche
possono arrivano a dodici lattazione, sono sane, pochissime malattie… perché
per avere un buon latte, è importante dare pochissimi medicinali...”
Nel corridoio
della stalla che separa gli spazi che ospitano le vacche di razza Frisona,
Bruna e Pezzata Rossa, tutte derivanti dalla rimonta interna, si vede il fieno
pronto per essere consumato dalle vacche integrato con una minima percentuale
di cereali, ma soprattutto si sente il profumo del fieno di una volta, profumo
delicato, che sa di erba essiccata al sole, di antiche fienagioni.
La quasi
totalità del foraggio è prodotta attraverso i tre tagli dell’erba dei molti
prati dell’azienda, ma c’è anche il recupero dei maggenghi di Berbenno, dove le
manze sono lasciate pascolare libere. Animali che pascolando concimano
naturalmente, rompono il cotico erboso e creano le condizioni per la crescita
rigogliosa dell’erba.
E poi ci sono
gli ottanta giorni in alpeggio per sfruttare una risorsa alimentare preziosa, dove viene prodotto il Bitto DOP con certificazione biologica.
Centottanta
ettari di distesa erbosa, dove le vacche pascolano libere, in recinti
predisposti quotidianamente, munte anche a mano nella parte più alta
dell’alpeggio, dove il latte è lavorato due volte al giorno, dove i pastori
utilizzano il tempo libero per la manutenzione dell’alpeggio, dove la giornata
inizia alle cinque e mezza e finisce alle dieci di sera.
E Nicola non
dimentica la formazione, così l’alpeggio diventa anche un’occasione di crescita
professionale per alcuni studenti dell’istituto agrario di Sondrio che
trascorrono alcuni mesi come stagisti in alpeggio, lavorando, imparando a
mungere a mano, a fare il Bitto e la ricotta, scoprendo cosa sia la vita in
alpeggio.
Il Bitto
prodotto inizia la stagionatura in alpeggio, in una casera interrata che può
contenere cinquecento forme e finisce in varie cantine dislocate nel comune di
Berbenno prima di essere poste nella cella o nel bancone del punto vendita,
insieme agli altri formaggi biologici.
Per Nicola
l’alpeggio è sicuramente importante, lo dimostrano le foto appese alle pareti
dello spaccio che raccontano i momenti più importanti della vita trascorsa lassù
dove la vita è sicuramente dura, ma la soddisfazione di lavorare un latte
diverso, che acquista valore, ne ripaga il sacrificio.
Immagini di
visi felici che si alternano ai diplomi di merito degli importanti premi
ottenuti in varie edizioni della Mostra del Bitto di Morbegno ma anche al
concorso nazionale Grolla d’Oro di Saint Vincent per i migliori formaggi di
montagna.
Formaggi
biologici, allineati nel bancone dello spaccio, formaggi speciali che
assaggiandoli ti lasciano in bocca sensazioni particolari: sapori di una volta,
profumi di un tempo che nello spaccio dell’azienda “ La Taiada ” sembra essersi
fermato.
BERBENNO
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