Eccoci nuovamente. Siamo quasi
pronti a partecipare alle prime sagre
che verranno organizzate sul nostro territorio dalle varie associazioni per
creare occasioni di svago e di incontro per
tutti i turisti ma soprattutto per i residenti presenti sul nostro territorio.
E così inizieremo a mangiare
piatti di affettati misti, di
pizzoccheri, di risotti, di pastasciutte condite in vari modi, di
salsicce.., annaffiati da ettolitri di vino.
Un esercito di persone,
difficilmente quanti-ficabili, ma credo di non sbagliare stimandole in tutta la
valle in almeno centomila, che si siede-ranno su scomode panche di legno,
useranno po-sate e piatti di plastica, berranno il vino in bic-chieri che si
schiacceranno alla minima pres-sione, senza del resto poterne apprezzare il co-lore o il
bouquet.
Ho sempre difeso le sagre di
paese non solo come occasioni di festa
per turisti e non, ma anche come forma
di autofinanziamento per le varie associazioni ormai sempre meno
sostenute dalle amministrazioni comunali.
Ma mi piacerebbe difenderle anche come
occasioni di promozione del territorio valtellinese e soprattutto
dell’enogastronomia locale.
Questo purtroppo non lo posso
fare. Anche nella passata stagione ho assaggiato in alcune sagre, salumi industriali
di dubbia provenienza, sott’oli o sottoaceti industriali o ancora peggio
pizzoccheri immangiabili per l’eccesso di grasso e per la qualità scadente del
formaggio usato. Ho bevuto Valpolicella,
Oltre Po Pavese, raramente vini
valtellinesi.
Naturalmente tra tutte le feste organizzate ci sono anche quelle dove la qualità della ristorazione è alta, dove il servizio è curato, dove tutti i prodotti utilizzati sono valtellinesi e la cucina è gestita da professionisti.
Sarebbe bello trovare alla cassa delle varie sagre un cartello che indica le aziende che hanno fornito i prodotti, o ancora trovare sulle varie locandine la scritta “ noi difendiamo il nostro territorio”.
La non utilizzazione dei prodotti a km zero è spesso giustificata dal costo elevato dei nostri prodotti.
Non sempre è vero, spesso occorre
magari trovare forme di collaborazione tra aziende concordando con il
produttore un prezzo promozionale in cambio della pubblicità dell’azienda
produttrice o per i vini provare forme di somministrazione diverse, sostituendo
quello imbottigliato con quello sfuso o venduto in box.
Un piccolo aumento di prezzo per l’utilizzo
dei nostri prodotti sarebbe del
resto sicuramente capito e apprezzato dal consumatore se giustificato per il sostegno dell’agricoltura del nostro
territorio.
Credo che a tutti piacerebbe trovare nelle varie feste i nostri formaggi come ingredienti base per la preparazione dei pizzoccheri; i nostri vini, anche serviti sfusi, come bevanda per valorizzare un territorio, per riconoscere il lavoro di che ancora dedica il suo tempo nel mantenere la vigna magari in terrazzamenti che diversamente sarebbero abbandonati ad un degrado strutturale e vegetativo.
Credo che a tutti piacerebbe trovare nelle varie feste i nostri formaggi come ingredienti base per la preparazione dei pizzoccheri; i nostri vini, anche serviti sfusi, come bevanda per valorizzare un territorio, per riconoscere il lavoro di che ancora dedica il suo tempo nel mantenere la vigna magari in terrazzamenti che diversamente sarebbero abbandonati ad un degrado strutturale e vegetativo.
Difendo le sagre, come occasione di incontro, come modo economico di cenare e divertirsi ballando a prezzi contenuti, ma difendo anche i ristoratori che purtroppo possono trovare in queste occasioni di festa forme concorrenziali al loro importante lavoro sul territorio.
E allora credo sia importante trovare sinergie tra il mondo produttivo ed il mondo del volontariato, tra i ristoranti presenti sul territorio e le cucine improvvisate.
Ma serve soprattutto più attenzione da parte delle amministrazioni comunali che potrebbero legare l’autorizzazione alla somministrazione di pasti e bevande ad un utilizzo obbligatorio dei nostri prodotti agricoli, o ancora negando eventuali contributi alle associazioni che non rispettano la nostro cultura agro-alimentare.
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